28/01/2010

(19+27) : 2 = 23

Il caso vuole che l’età media dei primi due riders del ranking mondiale UCI, il vincitore della coppa del mondo di Supercross Willoughby (19) e il campione del mondo Elite Robinson (27), sia di 23 anni.
Il Super-Caso addirittura vuole che questa sia esattamente l’età del terzo: Strombergs (23) il Campione Olimpico, che ne aveva solo 21 nel 2008 quando vinse l’oro a Pechino, i Mondiali a Tayjuan e l’Europeo a Weitersadt …

La realtà, che ha poco a che fare con il caso, è che l’età media dei primi 150 riders nel ranking mondiale del BMX è di 23 (ventitré) anni, per l’esattezza 22,8 e cioè 22 anni, 9 mesi e 19 giorni.

Per chi vive il BMX tutti i giorni questa è la semplice normalità, non è una novità e non è certo una notizia eclatante.

Se lo mettiamo in evidenza infatti non è per informare il popolo delle ruote da 20”, ma piuttosto per dare una base di riflessione a chi, in Italia, vuole misurare il BMX con gli stessi parametri di altre specialità del Ciclismo, o meglio, per essere precisi, della specialità più praticata: la STRADA.

SAM WILLOUGHBY
 
 
 

Nella Strada la maturità agonistica arriva più avanti, esiste anche una categoria Under 23 e prima di passare Elite bisogna aver militato nella U23 per almeno due stagioni. L’unica eccezione è far parte di un UCI Pro Team, fatto che automaticamente qualifica come Elite.

Di conseguenza, andando a verificare il ranking mondiale Elite (UCI Pro Tour 2008) scopriamo che l’età media dei migliori 150 stradisti è superiore ai 29 anni (29,2).

Riepilogando: BMX 23 anni, STRADA 29 anni.

Partiamo da questo dato di fatto, consapevoli che in una certa misura ad innalzare l’età del “corridore” rispetto al “rider” contribuisce anche il fattore professionismo: 100% nella Strada, percentuale incerta nel BMX e comunque, dove presente, a livelli retributivi non paragonabili.

Poter vivere e mantenere una famiglia gareggiando su Strada, sicuramente fa si che il ritiro dalle competizioni avvenga in età più avanzata.

Questa valutazione comunque non cambia lo stato delle cose:

i top riders BMX sono, in media, di sei anni più giovani dei top riders su Strada.

ALBERTO CONTADOR
Sei anni sono tanti, un’enormità che non si può ignorare, è un dato da cui non si può prescindere nel momento in cui si vanno a definire le strategie per il rilancio della specialità .
Detto in parole semplici: il BMX non può essere gestito con i criteri del ciclismo su strada, e non perché si voglia un trattamento di riguardo o perché all’interno del BMX si preferisca rimanere legati alle “abitudini”, al “si è sempre fatto così” e per principio non ci si vuole adattare a nuove regole o valutare nuove soluzioni. Questi sono atteggiamenti contrari allo spirito stesso di una disciplina per sua natura proiettata verso il nuovo e verso i giovani, in un ambito in cui però i “giovani”, in senso strettamente sportivo, sono tredicenni, non ventenni.
Tale differenza, fondamentale, è stata recepita dalle nazioni più forti nel BMX (USA e Francia le prime) e anche meno forti (come Inghilterra o Belgio) le quali negli ultimi anni, per esempio, hanno sviluppato importanti progetti dedicati ai giovani talenti dai 13 ai 16 anni.
Siamo consapevoli che le risorse di cui dispone la
FCI non sono paragonabili a quelle della federazione americana e probabilmente sono inferiori a quelle dei francesi (forti di un esercito di circa 16.000 tesserati BMX) e inglesi (che hanno la spinta economica di Londra 2012), sul Belgio qualche dubbio già ci viene...
L’importante è rendersi conto che pur se animati da buona volontà e voglia di fare, si sta usando un metro sbagliato con il quale non solo è impossibile prendere le giuste misure ma si corre il rischio di andare nella direzione opposta rispetto al movimento del BMX mondiale.
 
 
In Italia siamo ancora una piccola realtà, la tendenza dopo molti anni si è però invertita e stiamo, faticosamente, crescendo. Questo grazie soprattutto al volontariato, alla passione e alla dedizione delle famiglie.
Le società che sono attive oggi non sono un ristretto ”circolo chiuso” geloso della propria autonomia, ma sono l’insieme delle persone che hanno evitato l’estinzione della disciplina nel nostro paese e che nel 2009, con la gara di Creazzo, hanno riportato il BMX italiano in Europa e l’Europa in Italia.
Un evento che è stato unanimemente riconosciuto come uno dei migliori della scorsa stagione europea e che riteniamo avrà quest’anno sicura conferma con la tappa europea in programma a Perugia.

CREAZZO - EUROPEAN CHAMPIONSHIP 2009
Conclusione ...

La nostra riflessione non vuole essere una critica sterile fine a se stessa ma solo l’espressione di una forte preoccupazione, fondata sull’esperienza pluriennale maturata sulle piste di mezzo mondo, che si vada verso una forzatura dannosa: uniformare il BMX a realtà totalmente differenti che convivono sotto lo stesso tetto in virtù del fatto, tanto semplice e inconfutabile quanto fuorviante, che le ruote delle bici sono, per tutti, rotonde.

E’ questa stessa preoccupazione che ci spinge a chiedere a chi è preposto alla guida del BMX italiano di prendere spunto dalle scelte adottate in campo internazionale e nei paesi in cui il nostro sport è ben sviluppato e rappresenta una grossa opportunità di crescita per tutto il Ciclismo.

bruno giustacchini / bmxr.it<<<
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